IL CAPODOGLIO – Rapsodia per Federico
02-02-2024 @ 21:00
spettacolo teatrale musicale in ricordo del poeta friulano Federico Tavan
Evento organizzato dal Comune di Sacile
con
Massimo Somaglino – narratore
Letizia Buchini, Giulia Cosolo, Carla Vukmirovic – tre streghe /cameriere
Omar Siega – tenore solista
Giulia Di Bon – flauto
Riccardo Pes – violoncello
Simone Grassi – vibrafono
Maurizio Baldin – pianoforte
Corale Polifonica di Montereale Valcellina – cantori, popolani e amici del poeta
Testi di Massimo Somaglino
Poesie di Charles Baudelaire, Andrea Comina, Antonio Cosimo De Biasio, Emy Giacomello, Rosanna Paroni Bertoia, Ida Vallerugo
Musiche originali scritte e dirette da Maurizio Baldin
Regia di Massimo Somaglino
Service audio e luci NEXUS Pordenone
Riprese audio e video Maurizio Caldana
Segretaria di produzione Emy Giacomello
Produzione Associazione Culturale Corale Polifonica di Montereale Valcellina APS
Presidente Gianni De Pol
Federico Tavan nasce con una maledizione, vittima del sortilegio di una strega e dei pregiudizi del piccolo paese di Andreis sulle montagne friulane. Umiliato fin da piccolo, costretto al ruolo di folle anzitutto in casa, tra un collegio e un ricovero in manicomio, imbottito di psicofarmaci, trova la salvezza nella poesia. Il suo destino affascina e spaventa, è una vertigine nella quale merita di guardare per scoprire di quali profondità può essere capace un’anima sghemba. «Devo stare dentro i tuoi occhi per vedermi», scrive Tavan. La lettura della sua storia cambia radicalmente il significato dell’etichetta di matto, che spesso applichiamo con sconsiderata leggerezza.
(Dal libro “Il Poeta delle Pantegane” di Alessandro Mezzena Lona).
La caratteristica più originale dello spettacolo è la scrittura musicale per coro e quartetto strumentale di alcune delle poesie più significative dedicate al poeta di Andreis dai suoi amici poeti. Un punto di vista che di per sé ribalta la concezione classica del poeta come cantore solitario, e propone la contemplazione di una condivisione e di un’amplificazione: dei lamenti, delle grida, delle illuminazioni, dei disvelamenti, dei voli fuori dallo spazio e dal tempo (e forse per questo dentro il nucleo stesso dello spazio e del tempo) che sono la sostanza della poesia in generale e di quella di Tavan in particolare.
Un io collettivo dunque, una personalità plurale che le diverse voci e registri renderanno percepibile nella sua sincronicità, con contrasti che coesistono e che dunque anch’essi diventano diversi dalla rappresentazione classica delle lotte interiori, normalmente viste come una successione di momenti drammaticamente diversi.
Di fronte a questo coro agirà un attore che, partendo da un ruolo di narratore e divulgatore della storia e della filosofia di Federico, spesso verrà risucchiato dal personaggio evocato; senza pretendere di illustrarlo o rappresentarlo – che sarebbe una banalizzazione poco utile e comunque fuorviante rispetto al ricordo ancora pregnante della persona viva – ma al contrario quasi soccombendogli, diventando un veicolo, un tramite, tanto obbligato e quanto non necessariamente somigliante, della realtà fisica e psicologica di Federico Tavan. Una sorta di controllata possessione, che consentirà allo spettacolo il massimo della aderenza ai significati più importanti evitando la trappola della identificazione figurativa e comportamentale. A tratti questo personaggio, il narratore – evocatore, entrerà in relazione con il coro: proponendo la stessa poesia che viene cantata, esaltandola, disturbandola in parte, soffrendola ecc.. Ovviamente con precise motivazioni drammaturgiche.
Dai racconti del narratore, oltre che il fantasma di Federico che se ne impossesserà, emergerà a tratti anche un’altra presenza, quella di cui si occuperanno le tre attrici, che, a partire dalla madre del poeta, dalle “streghe” e dalle altre figure della sua infanzia, per arrivare fino agli incontri difficili o benefici della sua età adulta, interpreteranno tutte le donne della vita del poeta.
La narrazione, frequentemente contrappuntata da parti corali e musicali, nonché dalla recitazione di poesie, oppure ancora da monologhi e da dialoghi, seguirà le fasi, più che i singoli
eventi, della vita di Federico Tavan.
Fasi che si possono qui, nei termini di un progetto in fieri, essere riassunte nei seguenti capitoli: prima della nascita; la nascita e l’educazione; la scoperta della follia; le cure e la scoperta della poesia; la vita da artista, ovvero onori e sofferenze; la consapevolezza di poeta come catalizzatore metabolico di parole, suoni e sensi; il rumore e il silenzio; l’assenza e l’eredità. Tuttavia, per rimarcare la scelta di non percorrere la strada della biografia, ma piuttosto quella di costruire un rito di vera commemorazione, lo spettacolo non inanellerà i suddetti capitoli in senso cronologico. Le situazioni e le poesie cantate si succederanno invece a caleidoscopio, creando a poco a poco un filo rosso che porterà lo spettatore ad essere testimone, emotivamente prima ancora che razionalmente, di una parabola che non è tanto significativa per l’arco lineare che percorre dal principio alla fine, quanto piuttosto per i livelli di incandescenza umana che produce al di là di ogni relazione di causa-effetto, lasciando in eredità alcuni potenti squarci di dolorosa eppure confortante verità. Per questo forse sarà importante assistere al momento della scoperta della poesia prima di osservare il momento della nascita della persona Federico, oppure riflettere sul destino finale del silenzio e della solitudine prima di osservare il periodo dei cosiddetti onori della vita pubblica da personaggio/artista…
L’operazione creativa dello spettacolo Rapsodia di Federico, lo ripetiamo, è stato uno sforzo di invenzione di un nuovo modo di avvicinarsi alla “vita dei santi”; perché tale era Federico: un santo laico moderno (e dove occorreva blasfemo). Ovvero un nuovo modo di meditare sulla vita e l’opera di uomini (tragicamente) straordinari. Un affresco di stile assolutamente contemporaneo, il ritratto semi-astratto (proprio nel senso figurativo del termine) che cerca di catturare una realtà che costantemente sfugge verso la sua vertiginosa profondità.
Come è già successo varie volte per i progetti di teatro in musica della Associazione Culturale Corale Polifonica di Montereale Valcellina, la creazione dello spettacolo verrà anch’essa realizzata in modo contemporaneo, non utilizzando un testo completo come punto di partenza per una costruzione tradizionale, ma mettendo a punto una serie di scene (con racconti, dialoghi, monologhi e poesie) che, interagendo con le inedite composizioni musicali, attraverso una serie di prove /laboratorio arriverà ad una drammaturgia complessa, la quale solo alla fine potrà essere fissata nella sua interezza. Una prassi questa che garantisce, sul piano artistico, una certa attrattività innovativa verso i nuovi gusti del pubblico. L’augurio è che, da parte dei soggetti organizzatori, tale prassi trovi una certa sensibilità, per essere apprezzata come strumento molto utile sul fronte della necessità sia di conquistare nuovo pubblico, sia di rinnovare la fiducia e l’entusiasmo del pubblico rimasto tenacemente appassionato allo spettacolo dal vivo.